Tre minuti e ventotto secondi dopo, era tutto finito. La musica era sfumata. Le mie mani avevano lasciato le tue. Eravamo di nuovo due lontane isole nel grigio mare della loro esistenza.
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Ti avevo mentito: non sarebbero stati dieci minuti. A mia parziale discolpa, non sapevo quanti sarebbero stati quando te li ho chiesti la prima volta, quindi ho preferito andare sul sicuro. Non sapevo che in realtà mi sarebbero bastati appena tre minuti e mezzo. Cinque, a voler essere fiscali, se includiamo le mie parole di preparazione di poco prima.
Spero che tu possa perdonare l’unica bugia che ti ho raccontato.
Aspettavo questo momento da così tanto tempo, che non riuscivo neanche a credere che stesse succedendo veramente. Non mi sembrava davvero possibile, un tale colpo di fortuna come non ne capitano molti nella vita. A me poi, che avevo già avuto l’incredibile fortuna di averne uno, una volta. Inaspettato, non richiesto, infinitamente molto più desiderato del primo, sognato, per notti e notti di seguito. La cosa che ho più desiderato nell’ultimo anno e mezzo, quella per cui credevo avrei dovuto lottare, invece mi si è presentata così, spontaneamente.
È stato tutto così bello, così terribile, così simile a come l’avevo immaginato, così lontano dalle mie aspettative, così potente, così difficile da sopportare. Una disfatta senza uguali, una vittoria trionfante, una sconfitta debilitante. Senza dubbio una delle emozioni più forti che abbia mai provato, una che mi ha tolto il sonno per giorni e che mi continua a turbare da settimane.
E pensare che erano solo dieci miserabili inutili minuti.
Continua a leggereLa sento, è di nuovo lei. È la tipica sensazione da domenica pomeriggio. Quell’insopportabile atmosfera sospesa, pigra, vuota. L’attesa di qualcosa di imprecisato che attira su di sé tutta l’attenzione, senza lasciare energie per poter pensare al resto.
Almeno questa volta è l’ultimo giorno di ferie. Almeno posso prendere lui come scusa e dire che è tutta colpa sua. Ma non sono credibile. Quest’ultimo anno mi ha reso più bravo a mentire, ma non abbastanza. Non è colpa dell’ultimo giorno di ferie. È colpa mia.
Continua a leggereE:
Immagino che tu ce l’abbia con me, non ti biasimoE:
Però, sappi che mi dispiaceE:
Tanto
La scorsa settimana c’è stato il primo venerdì del 2018. Non il primo in senso stretto, ma il primo “standard”.
Non è stato affatto piacevole.
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I miei nonni hanno sempre parlato della sera di San Silvestro come della “notte di anno vecchio”. E quest’anno questo nome mi sembra quanto mai calzante. Questa è l’ultima notte del vecchio anno, carica come mai prima d’ora di speranze per il futuro. Futuro che inizierà domani esattamente come i giorni che sono iniziati negli ultimi mesi, ma con l’ottimismo di chi spera che il futuro riservi sorprese positive.
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Quest’anno mi sentivo proprio di scrivere un altro articolo brutto sul Natale.
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