Mentre lo Zio guardando la sua lista contatti su MSN completamente offline, esclama amareggiato “maledetta solitudine”, io mi guardo intorno e vedo anche tanta maledetta desolazione.
Non solo anche la mia lista contatti è completamente offline (beh, non proprio completamente, ma tutti i contatti listati sotto “gente” non sono considerati utili, quindi è come se non ci fossero), ma c’è pure una palpabile sensazione di desolazione.
Oggi sono tornato a casa mia, come ogni domenica, a pranzo. La chiamo ancora casa mia, perchè quella è casa mia, e resterà casa mia. Non importa a chi la venderanno i miei genitori, prima o poi spero di avere un lavoro che mi permetta di ricomprarla. Sono tornato a pranzo, dicevo, e ho visto uno spettacolo davvero desolante. La mia camera da letto.
Senza letto.
Una stanza tristemente vuota, senza il mio letto. Con due comodini ritti come guardiani a difesa di un portone che, però, non c’è più. La televisione che punta verso il nulla, perchè nessuno potrebbe sedersi nel nulla a guardarla, l’armadio vuoto dove alberga solo qualche lenzuolo ed il mio scrittoio, tanto sognato, con dentro stipate lettere che mi ricordano momenti felici. Le lettere che mi ha scritto mia madre, per gli eventi importanti della mia vita. Non me ne ha scritte più ultimamente, credo che se lo facesse le verrebbe da scrivere solo una sofferta lettera di scuse.
Ogni mio passo risuonava dentro quella stanza senza più un senso, risuonava nel silenzio e nel vuoto, e ancora più profondo risuonava nelle mie orecchie e giù fino al cuore. Ogni passo spingeva quel silenzio giù come una lama affilata. Una riproduzione della “Madonna della Seggiola” di Raffaello appesa alla parete mi guardava. Davanti a lei, un lampadario pendeva al centro della stanza, solo.
E’ stata una vista spaventosa, una sensazione davvero desolante.
“Pensa che il tuo letto non è più lì, perchè è già in una nuova casa, e tra qualche giorno ci andremo a stare” mi ha detto mia madre, quando le ho confessato della mia paura di rivedere la mia stanza vuota, “Ormai indietro non possiamo tornarci”. Senza dubbio ci ha provato, cos’altro avrebbe potuto dirmi? Purtroppo però non ha funzionato.
Già, indietro non si può tornare, perchè la gente dopo una certa età rincoglionisce, ed io posso senza dubbio testimoniare che è vero, il punto è che lei quando ha preso la sua decisione, ne era convinta. Poi, col passare del tempo le sue sicurezze sono venute meno, e ora i suoi bei dubbi se li tiene tutti. Il punto è che io non ero mai stato convinto di niente, tutto quello che avevo chiesto era di potermene restare a casa mia, mentre il resto del mondo poteva fare quel che cazzo gli pareva. E visto che mi è stato negata anche questa possibilità, non riesco a vedere la sua affermazione come un tentativo di vedere il bicchiere mezzo pieno, ma solo come un modo per vedere il bicchiere mezzo vuoto, però sottosopra.
(Questo post è sprovvisto di conclusione causa demotivazione dell’autore. Ci scusiamo per il disagio. Forse.)
Vedi Luigi tua madre ha ragione. Quando ha deciso di rifarsi una vita era quello che, probabilmente, voleva sul serio. Che poi le cose abbiano preso un’altra piega è un discorso a parte. Nessuno è perfetto, nessuno ha la verità in tasca, nessuno fa (sempre) la cosa giusta. E’ normale così. Non si tratta di “rincoglionirsi” con l’età ma di prendere decisioni, di imboccare bivii. E si sbaglia, con un eufemismo viene chiamata “esperienza”. Non credo che tua madre abbia gioito al pensiero del “male” che ti avrebbe procurato. Probabilmente ha aspettato che tu fossi abbastanza “grande” per non soffrirne troppo. Non aver dubbi sul fatto che abbia scelto la soluzione migliore per te, anche se non ti sembra. Non entro nel merito della casa, perchè è stata venduta ecc…ma avranno avuto i loro motivi. Se un giorno riuscirai a comprartela, come ti auguro, tanto meglio altrimenti…volta pagina e si ricomincia.
Un piccolo consiglio da un tuo (più o meno assiduo) lettore che si è trovato in tutte e due le situazioni (di genitori litiganti e di separato). 🙂
Imperterrito
Grazie delle parole e del tempo che hai speso per scriverle, sono d’accordo: non metto in dubbio che lei abbia riflettuto davvero bene prima di prendere questa decisione, né che ne fosse davvero convinta quando l’ha presa. Forse mi sono spiegato male, ma quando mi riferivo al rincoglionimento non parlavo di questo, ma di come sia lei che mio padre abbiano iniziato a litigare esattamente come fanno i bambini dell’asilo, e di come questo abbia portato alla decisione di vendere la casa.
Grazie ancora comunque, i consigli fanno sempre comodo. 😀
Ti garantisco che non sei l’unico ad affrontare un periodo desolante..