In camera mia, sulla parete sopra il letto, c’è un chiodo. Un chiodino in realtà. Niente di speciale: una cosa piccola, umile. Da quando mi sono trasferito, quel chiodino mi ha dato sempre fastidio, per un certo senso di incompiuto. Ci voleva qualcosa da mettere sulla parete in cima al letto.
Per anni sopra il mio letto c’è stata una riproduzione de “La Madonna della Seggiola” di Raffaello. L’ho scelto io, certo, l’ho scelto molti e molti anni fa, prima ancora di sapere che fosse un dipinto di Raffaello e probabilmente avendo solo una vaga idea di chi fosse Raffaello, se escludiamo le Tartarughe Ninja.
Mi ha accompagnato per quattro case e tre traslochi, era un po’ una costante e alla fine, escludendo quella volta che si è spontaneamente staccata nella notte e mi ha quasi fatto venire un infarto, è stata una costante per molti anni della mia vita.
Nell’ultimo trasloco però, la Madonna della Seggiola è rimasta nella camera insieme al mio letto, al mio armadio e ai miei comodini, anche loro compagni per tanti anni e per molte case.
La casa dove sono andato a vivere è un piccolo bilocale, perfetto per una persona (se non ha il brutto difetto di essere un accumulatore seriale), ma con poco spazio. È anche già arredata, quindi ad eccezione di una scrivania e due librerie a colonna, non ho praticamente portato né mobili né suppellettili dalla mia vita passata. È stato un po’ un nuovo inizio, è stato tanto faticoso e sudato, ma era quello di cui avevo bisogno.
Su quel chiodino sul muro dietro il letto alla fine ho appeso una moneta che avevo fatto incorniciare anni prima, solo per non lasciare il chiodino dorato lì solo soletto, ma so benissimo che si tratta di una soluzione temporanea.
In realtà, su quel chiodino ho sempre pensato che avrei appeso una riproduzione della Madonna di Colle. Questa è molto meno famosa e sicuramente a prima vista colpisce molto meno dell’altra, vuoi per la forma (un ben più classico rettangolo) o vuoi per lo stile. Ma non è per far colpo su nessuno che vorrei la Madonna di Colle in camera.
Mio nonno mi ha raccontato la sua personalissima storia della Madonna di Colle infinite volte, quando ero piccolo. Per me era una fiaba, come quella di cappuccetto rosso o dei tre porcellini, perché sembrava proprio una storia di fantasia e con un lieto fine, per far addormentare i bambini. In realtà crescendo, mi ha raccontato sempre la stessa storia e, credo, sempre anche negli stessi modi, per cui nonostante possa continuare a sembrare una bella fiaba, sono giunto alla conclusione che sia anche la verità.
La Madonna di Colle forse non si chiama neanche così, per noi si chiama così perché Colle è come Nonno ha sempre chiamato il paese in cui è vissuto, mentre l’omonima Madonna si chiama così solo perché si trova all’interno della chiesa del paese. Non sono mai stato a vederla di persona, e non è neanche una cosa semplice da fare: la tela della Madonna di Colle, normalmente è nascosta da un velo. Di quel dipinto ho solo visto qualche rappresentazione, disegni o quadri, tutti a casa di Nonno. Sì, forse era un po’ ossessionato da quella Madonna, ma aveva le sue buone ragioni.
La Madonna di Colle viene scoperta solo ogni cinque anni, in occasione della grande festa del paese, oppure in occasioni di particolari gravità, per chieder grazie e guarigioni. Non ho difficoltà a credere che, in questo periodo, sia stata scoperta per chiedere la fine della pandemia.
La storia che mio Nonno mi raccontava sempre da piccolo, parla di una giornata estiva in cui lui, ragazzo, mentre andava in bicicletta, venne sorpreso ed investito da un furgone, del cui guidatore non sappiamo niente, perché stando a chi assistette alla scena, non si fermò a vedere che cosa ne fosse stato di quel ragazzo che aveva sbalzato in terra. A quell’epoca le notizie viaggiavano spesso a piedi, o al più in bicicletta, quindi occorse un bel po’ di tempo prima che la più vicina ambulanza riuscisse a raggiungere mio Nonno, riverso in terra e privo di sensi. Prima di lei arrivarono alcune vecchine del paese, che visto quel ragazzo in terra e pensando che fosse morto, lo coprirono con un lenzuolo. Arrivò anche il parroco del paese, a dare l’Estrema Unzione al corpo di mio Nonno e a raccogliersi in preghiera con le vecchine rimaste. Quando finalmente arrivò anche l’ambulanza, i medici si accorsero che mio Nonno era ancora vivo e lo portarono in ospedale.
Mio Nonno rimase in ospedale per quindici giorni senza svegliarsi e senza dare segno di miglioramento alcuno, accudito dalle suore e circondato dai suoi parenti ed amici, e da mia Nonna, con la quale, come diceva lui “facevo già l’Amore”.
Nell’arco di questo tempo, forse a sua madre o forse a sua sorella, venne la disperata idea di chiedere l’intervento divino, così si adoperarono per far scoprire la tela nella chiesa del paese. Non so quale sia la procedura: non so con chi dovettero parlare, né cosa dovettero fare, ma alla fine fu loro concesso di far scoprire la Madonna di Colle per poter pregare davanti la tela e chiedere la grazia di far svegliare mio Nonno.
In quello stesso giorno, dal suo letto di ospedale dove giaceva immobile da settimane, mio Nonno aprì gli occhi e tornò ad essere cosciente. Sarebbe servito ancora molto altro tempo di riabilitazione, per farlo tornare ad essere mio Nonno, visto che non ricordava niente e non riconosceva nessuno dei volti amici che aveva intorno a sé.
Capirete ora perché Nonno tenesse in maniera così forte a questa Madonna, tanto da averne voluto mettere un quadretto in ciascuna delle stanze che frequentava più spesso della casa, dopo la morte di Nonna.
Penso anche che sia giusto avere una riproduzione di quel quadro ad accompagnare silenziosamente la mia vita.
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