A tutti quelli che mi hanno chiesto “Cosa vuoi fare dopo la laurea?” io ho dato sempre la stessa risposta:

dormire.

Volevo dormire, finalmente libero da pensieri, e godermi il mio meritato riposo. Avevo un sacco di progetti da portare avanti, ed avrei sicuramente trovato modi buoni e costruttivi per impiegare i mesi da disoccupato che mi avrebbero atteso. Non che abbia niente di cui lamentarmi di come le cose sono andate in seguito, ma in realtà di dormire non c’è stato proprio modo.

Subito dopo la laurea, mi sono preso l’influenza, e la cosa mi ha costretto a stare a letto, ma mi ha impedito di riposarmi, per cui è come se non ci fossi stato. La parte simpatica è stata che ho organizzato una cena con un sacco di persone con cui mi andava di festeggiare… E poi non ci sono potuto andare. Nel frattempo sono stato contattato da un ragazzo che ha frequentato la mia stessa università, ma con cui non avevo avuto grossi rapporti, perché voleva parlarmi di una proposta di lavoro. E questo, esattamente il giorno dopo della laurea. In realtà, visto che il mio unico scopo era quello di dormire e di non saperne niente di nessuno per un po’, l’ho invitato a lasciarmi riprendere ed a parlarne dopo una settimana.

Intanto però, non ho avuto affatto il riposo che cercavo: sono dovuto tornare diverse volte in facoltà, per via di alcuni tesisti che stavo seguendo, e che sembravano non darmi un attimo di riposo. Ma prima di questo, ricevo la telefonata di un caro amico, il cui padre aveva deciso spontaneamente di fare il mio nome ad alcuni suoi conoscenti, titolari di aziende informatiche dei dintorni, ed io avrei dovuto richiamare queste persone per organizzare un colloquio. Insomma, non era neanche passata una settimana, io ero a letto malato, ed avevo già tre impegni (non cercati) che sembravano abbastanza diversi dal “dormire”. Visto che ormai (a mia insaputa) ero stato lanciato nel mondo del lavoro, appena guarito mi sono dovuto attivare per rispettare gli impegni che altri avevano preso per me: ho aggiustato il curriculum e sono andato a questi colloqui. Nel frattempo, un professore universitario mi ha girato il contatto di un’altra azienda alla ricerca di laureati in Informatica, per cui ho aggiunto anche quella (ed un paio di altre) alla lista delle aziende a cui propormi, ed ho iniziato anche io a fare il ballo del disoccupato.

Il primo colloquio a cui sono dovuto andare, era presso Azienda1 con uno dei due conoscenti del padre del mio amico, al quale non mi andava affatto di far fare una brutta figura. Dovevo parlare con un ingegnere, così la convenzione vuole che io mi sia pure dovuto incravattare. Come prima esperienza, il colloquio è stato stimolante: credo di aver fatto una buona impressione, ho parlato con una persona che si è occupata di sicurezza informatica (argomento che adoro!) ed ho lasciato un primo curriculum, con l’impegno di dover ritelefonare per avere maggiori dettagli su una probabile offerta di lavoro fuori, in zona Milano.

Il secondo colloquio è stato con Azienda2 che avevo contattato tramite un professore universitario: avevo sicuramente quello che stavano cercando, ed infatti dopo aver parlato con tre diverse figure, sono stato congedato con la promessa di essere richiamato per parlare con una quarta, non appena questa fosse tornata da ovunque si trovasse in quel momento per lavoro.

Il terzo colloquio invece mi ha visto di nuovo parlare con un conoscente del padre del mio amico, a capo di Azienda3, una bella ditta produttrice di un software gestionale. Mi sono fatto un bel giro per le sale, moderne e ben arredate, e alla fine ho raccontato più o meno la solita storia sul cosa sai e cosa non sai fare, e sul perché sai fare quello che sai fare. Ho avuto l’impressione di essere stato contattato quasi solo per “cortesia”, così come quasi solo per “cortesia” sono andato lì per fare il colloquio, ma ho stimato la schiettezza, ed ho ricevuto altri contatti per un paio di altre aziende del circondario, forse interessate all’assunzione di nuovo personale, per cui tutto sommato non è stato tempo perso.

Nel frattempo, ho contattato un’ulteriore azienda, che chiameremo AziendaComica, questa molto più grande delle precedenti, con sedi sparse in varie parti del mondo, dove era stato qualche settimana prima un amico per un colloquio, e dove il responsabile in questione si era detto interessato a conoscere anche me, oltre al mio amico. Così mi sono messo a scrivere qualche riga di presentazione, ed ho allegato il mio curriculum. La risposta non si è fatta attendere e suonava più o meno così: “Al momento non siamo interessati ad espandere il nostro organico, ma se vuoi puoi comunque venire per fare due chiacchiere”.

Che bella risposta, devo dire… Non mi avrebbero assunto, però due chiacchiere con me ce le avrebbero fatte volentieri. E io che ero convinto di aver inviato un curriculum, e non una richiesta di amicizia… Ma va beh, non è stato un grosso problema, ho replicato dicendo che sia io che lui, il responsabile, avevamo sicuramente modi più costruttivi di impiegare il nostro tempo (io, per esempio, potevo andare a dei colloqui più promettenti!), e ho declinato l’invito ad andare a parlare di non so neanche cosa.

Colpo di scena! Azienda2 richiama! Vado per il secondo appuntamento, anche in questo caso rispondo a domande simili a quelle del primo colloquio, e in generale racconto sempre le stesse cose… Mi sembra di ripetere sempre lo stesso copione… Magari mi sbaglio… Anche in questo caso mi congedano con la promessa di sentirci di nuovo nei giorni seguenti. Mah… Sarà…

Nel frattempo è passata più di una settimana, e il collega che mi ha chiamato il giorno prima della laurea torna a cercarmi. Questa volta però lo faccio parlare, e mi faccio raccontare la storia dell’azienda dove lui lavora. Una storia, devo dire, più incredibile ad ogni nuovo dettaglio. In pratica lui lavora per AziendaIncredibile, cioè in una specie di paese dei balocchi, dove succedono cose impensabili… Ma siccome sono già in ballo, decido di fare un tentativo anche lì, e spedisco un curriculum per email.

Nel frattempo richiamo l’ingegnere di Azienda1, per sentirmi dire che il progetto in zona Milano era saltato, ma che se n’era aperto uno dalle parti di Roma, e che avrei dovuto telefonare di nuovo dopo qualche giorno per avere maggiori dettagli. A quei tempi frequentavo una ragazza di Roma, che ho immediatamente avvertito della notizia: questa sarebbe potuta essere la spinta definitiva per avviare la mia vita nella capitale. Gli eventi avevano iniziato a tracciare una strada?

Ovviamente no, di lì a poco avrei scoperto che anche il progetto a Roma era saltato, ma io questo ancora non potevo saperlo, e l’idea che il destino una volta tanto si fosse messo a collaborare con me non mi dispiaceva affatto.

Nel frattempo mi ricontatta l’amico che lavora per AziendaIncredibile, chiedendomi perché non avessi più spedito il curriculum… Come come? Ma io l’ho spedito subito!! Vuoi vedere che l’email è andata persa durante uno dei (ai tempi fin troppo numerosi) momenti in cui il mio hosting è andato ko? Così lo spedisco nuovamente, e vengo immediatamente contattato per andare a fare un giro in questo paese dei balocchi, al quale non sapevo ancora se credere o meno.

Così mi metto alla guida di buon mattino, e mi faccio tre quarti d’ora buoni di curve, su e giù per due o tre monti diversi, fino a raggiungere (non senza difficoltà) la sede di questa AziendaIncredibile. Ed era veramente incredibile! Mi fanno fare un giro per l’ufficio, nuovo e profumato, dove lavorano già 4 ragazzi praticamente della mia età. Quello a cui ho dato del lei nelle email ha appena un paio d’anni in più di me! Mi portano in cucina (cucina?!) e mi offrono di tutto: succhi, bibite, merendine, patatine, salatini… Prendo la cosa più normale che riesco a trovare, un caffè, e nel frattempo mi spiegano che tutto quello che c’è in quella cucina è a disposizione dei dipendenti, e che ad ogni sviluppatore viene fornito un macbook air da usare per il lavoro. Storco il naso, ma fortunatamente non è obbligatorio adoperare i macbuchi… Resto rapito dall’atmosfera diversa che si respira in quel posto (o forse era il deodorante per ambienti?) e decido di voler fare il colloquio, ma per quello sarei dovuto tornare una seconda volta. Un colloquio che in realtà erano cinque, lungo l’arco di tutta una mattinata e fondamentalmente diverso dal classico “che sai fare? E questo lo sai fare? E questo lo conosci?”: un colloquio all’americana, con domande di programmazione, fogli e lavagne per risolvere problemi e quiz di logica. Una roba tosta, insomma! Mi offrono il pranzo, e io torno a casa ancora rincoglionito dallo sforzo, al quale non ero assolutamente preparato!

Colpo di scena (?)! Richiama ancora Azienda2! Allora avrò la mia prima offerta di lavoro! … E invece no! Sono tornato per la terza volta a dire le stesse cose, con un’altra persona ancora: questa volta uno psicologo. Sì ok, potrei averne bisogno… Ma non pensavo che si notasse così tanto! Una chiacchierata piacevole, lo psicologo è una persona simpatica, non so se abbia carpito tutte le informazioni non verbali che potrei involontariamente essermi lasciato sfuggire, ma vengo nuovamente congedato con la promessa di una chiamata futura.

Vengo richiamato da AziendaIncredibile: ho superato le quattro terribili prove e posso tornare per discutere del resto. Wohoo!

Colpo di scena (questa volta sul serio)! Vengo richiamato da Azienda3! Quella che credevo non fosse interessata ad assumere, e che mi avesse solo fatto un colloquio “per cortesia”, mi ha chiamato per farmi un test ed una proposta di lavoro. Supero anche questa prova, ed ottengo una seconda proposta, e nel frattempo…

Colpo di scena (???) richiama di nuovo Azienda2! Questa volta mi faranno la loro proposta! In realtà no… Sfoderano il loro asso nella manica e mi lasciano senza una vera risposta: devo fare io la mia richiesta. Probabilmente lo psicologo sa il fatto suo, sono pronto a scommettere che questa idea sia venuta da lui. Devo rifletterci e mi serve un po’ di tempo.

La successiva è stata una notte agitata: da un lato due proposte di lavoro praticamente dietro casa, con buone prospettive di crescita, una addirittura che mi lascia pure la libertà di fare la mia offerta… Dall’altra un’opportunità improbabile, un’atmosfera diversa, un ambiente giovane… E visto che sono un esperto nello sbagliare tutto nella vita*, ho deciso di provare l’esperienza improbabile, ovviamente, ma per sapere il resto di questa storia ci sarà bisogno di un altro articolo…