Come sapranno gli affezionati lettori del mio blog sono un pendolare. E negli ultimi quattro anni di pendolazioni giornaliere mi è capitato di incontrare un sacco di gente strana nelle carrozze di Trenitalia. Sicuramente una cosa del genere è successa anche a voi (anche se mai quanto a me… Ho una capacità innata di attrarre a me questi individui particolari [lo so che mi invidiate]), pure se i treni li prendete di rado. Così ho pensato che potremmo scambiarci le descrizioni di questi tipi bislacchi un po’ come se fossero le carte dei pokémon.
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Anno: 2011
Aggiornamento:
Se non ti interessa niente di tutta questa storia, in fondo all’articolo c’è il link per il download all’app che riordina la galleria!
Questo articolo non c’entra niente con tutto quello scritto prima, né con quelli che verranno dopo (ho fatto un video sulla Polaroid 103, devo solo scrivere l’articolo, lo metterò, lo giuro!).
La galleria 3D di Android è una bella roba: è veloce, funzionale e anche bella da vedere. Solo che ogni tanto può decidere di mettere le foto in ordine sparso e siccome io non sopporto le foto disordinate (cosa che ho deciso qualche giorno fa) ho cercato di capire come rimediare.
Rimettevo a posto un po’ di cose questa sera e mi sono reso conto di una cosa buffa.
Ho due Moleskine, in uno conservo cartoline e biglietti d’auguri di persone che sono (o sono state) importanti per me. Ci sono un paio di biglietti di treni o di musei e simili, biglietti di auguri di amici e parenti, tutte (o quasi) le cartoline ricevute dalle superiori in avanti, qualche disegno ed in generale, bei ricordi.
L’altro Moleskine l’ho comprato circa tre anni fa, e l’ho chiamato “libro nero del rancore”. Ho deciso di comprarlo quando mi sono reso conto che se mi fossi ricordato tutto quello che le persone che conosco mi hanno fatto di male, probabilmente avrei evitato di riallacciare i rapporti con molte di esse, evitando nel contempo il rischio di farmi ferire di nuovo da esse in futuro. E visto che, a quanto pare, la mia memoria aveva iniziato a dimeticarsi qualcuno di quei brutti episodi in seguito ai quali avevo smesso di frequentare queste persone, ho deciso di comprare questo piccolo Moleskine per segnare nomi ed eventi, in ordine alfabetico, da consultare tutte le volte che mi fossi dimenticato del male subito.
Già la storia è buffa così, ma in realtà non è finita.
Dopo aver inserito l’ultima cartolina nel primo Moleskine, mi sono reso conto che il secondo è ancora vuoto.
Non sono poi così inflessibile come vorrei.
Un giorno nacqui.
Non è che me lo ricordi granchè bene, ed è strano perchè di solito ho una buona memoria.
Per esempio… Uhm… Non ricordo cos’avrei voluto dire adesso…
Non importa, comunque poi sono successe un sacco di cose, ma a fare le somme non saprei se sono state più quelle belle o quelle brutte.
Ho fatto sempre un sacco di piani, e non ce n’è stato mai uno che sia andato a finire come avevo previsto. Questo mi ha insegnato che devo prevedere meglio quando faccio i miei piani.
Ho avuto un sacco di soddisfazioni, e di solito è stato merito mio. E ho avuto anche un sacco di delusioni, e di solito è stato merito degli altri.
E mo’ vediamo come andremo a finire.
Un passetto alla volta e magari riuscirò pure a concludere questa “serie” di articoli che ho iniziato già 3 mesi fa.
Visto che siamo partiti con la 600, penso che varrà la pena continuare a seguire il mio personalissimo ordine d’aquisto. Per questo articolo allora mi concentrerò sulla Polaroid Spectra, di cui possiamo trovare buoni apparecchi a prezzi interessanti.
La Polaroid 600 è un po’ il jolly delle Polaroid, tutti ne hanno per lo meno vista una e con buona probabilità è anche l’unica che hanno visto. Ho deciso di cominciare da questa, perchè è stata anche la prima che ho avuto tra le mani, e di solito le cose mi piace cominciarle dall’inizio (anche se il mio inizio è diverso dall’inizio degli altri…!). 🙂
Dovevo scrivere tante cose, e invece niente. Non ho avuto tempo, né voglia. Ma un articolo su questa roba volevo scriverlo già un mesetto fa, e quindi forse è il caso di provarci.
Spero che Steve Jobs mi perdoni se gli prendo in prestito la metafora.
Sono qui, a letto. Le mie dita viaggiano veloci e silenziose sopra i piccoli tasti bianchi del mio netbook. Sono qui. E penso.
Non scrivo spesso articoli della serie “psicologia femminile”, principalmente per tre motivi. Il primo è che non è facile reperire nuovo materiale che sia divertente e che mi dia abbastanza spazio di manovra per scrivere un intero articolo. Il secondo è che ultimamente scrivo poco sul blog, e dunque ho meno occasioni di inventarmi un articolo sulla psicologia femminile. Il terzo è che questi sono tra gli articoli più “infuocati” del blog, ovvero quelli che portano più spesso i lettori (cioè voi) a commentare, e non sono sempre dell’umore adatto per ricevere secchi di ortaggi in faccia da parte di chi non apprezza quello che scrivo.
Detto ciò imbarchiamoci in questa nuova delirante parte esplorazione della mente femminile.
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